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#JobCafè WITH Lorenza Ciacci

da | Gen 26, 2021 | La Bussola | 0 commenti

Abbiamo chiacchierato con Lorenza Ciacci, Responsabile della Comunicazione di Findomestic, della passione per il suo lavoro, delle difficoltà del periodo che stiamo vivendo e ci ha dato qualche consiglio per i giovani che affrontano il mondo del lavoro. Il suo motto “Si impara più dai propri errori che non dai consigli degli altri.”

 

Cosa ti ha spinto verso la tua professione?

La tentazione è di rispondere “il caso”. Questo perché all’inizio non avevo ancora ben chiaro in cosa mi sarebbe piaciuto applicarmi, a cosa dedicarmi “anima e cuore”. Sapevo però con certezza che volevo agire, che il lavoro (quale che fosse) sarebbe stata una parte importante della mia vita e che la condizione ideale per esprimermi al meglio sarebbe stata una dimensione collettiva, un lavoro di team, far parte di una squadra e perché no, anche provare a guidarne una.
Con questo spirito sono entrata in Findomestic: ci siamo scelte a vicenda, la Banca perché forse vedeva in me una giovane “promessa”, mentre io questa scelta – continuare a crescere in Findomestic – l’ho fatta più e più volte nel corso degli anni.
Il tempo delle scelte, infatti, è arrivato solo dopo aver cominciato a lavorare.
Allora sì, ho provato a guidare il mio percorso di carriera verso ciò che sentivo di poter fare meglio e che più mi piaceva.
Le due cose non sono poi così distanti, anzi. In genere si riesce meglio proprio nelle cose che sentiamo più vicine, o almeno per me è stato così.
Ho percorso più strade in Findomestic, mi sono occupata di più mestieri, e anche questo voler cambiare e rimettersi in gioco è stata una scelta fatta lungo il cammino. Così come arrivare a ciò che faccio oggi, occuparmi (in senso ampio) di Comunicazione.

Come hai vissuto, da un punto di vista professionale, questo periodo di isolamento che perdura?

Con grande senso di responsabilità, perché da chi fa il mio mestiere ci si aspetta che sia molto presente nei momenti di difficoltà.
Con fatica, anche. Le call a distanza sono uno strumento eccezionale per tanti motivi, ma trovo che la loro dimensione ideale
sia quella di integrarsi e non sostituirsi totalmente al fatto di vedersi e confrontarsi de visu.
Davvero isolata non mi sono sentita mai, ma certo è mancato più di qualcosa.

Ti occupi di credito alle persone, che impatto ha avuto il Covid sul ricorso al credito?
Quali tipologie di persone ci ricorrono più facilmente?

L’impatto della pandemia è stato fortissimo non tanto sull’erogazione di credito quanto sui crediti già erogati,
perché molte persone si sono trovate in difficoltà a far fronte ai loro impegni.
Questa è stata l’area di lavoro più importante sulla quale ci siamo mossi,
dopo quella di aver fatto di tutto per mettere in sicurezza collaboratori e clienti (e la stessa attenzione l’abbiamo dedicata anche ai nostri fornitori).
Chi ricorre al credito? Una persona, una famiglia con un progetto da realizzare. Un progetto sostenibile più che un sogno da realizzare.

Che consigli daresti ai giovani per affrontare un futuro il più sereno possibile?

Consigli? Premetto che si impara molto di più dai propri errori che non dai consigli degli altri, però mi “avventuro” lo stesso:
“coltivare con cura e costanza i propri talenti, perché i traguardi più importanti si realizzano attraverso l’applicazione e, perché no, anche il sacrificio”.
Che siano traguardi personali o professionali, spesso la serenità più “vera” si raggiunge quando sentiamo di aver fatto tutto quello che c’era da fare,
o meglio, tutto quello che potevamo fare. Rimpianti e rimorsi, infatti, sono tra i più grandi nemici della serenità.

Comunicazione QJ