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#JobCafè WITH Guido Savio

da | Feb 15, 2021 | La Bussola | 0 commenti

L’artigianalità è da sempre il cuore del Made in Italy e una delle migliori espressioni del nostro Paese. Purtroppo tante professionalità stanno sparendo, a causa anche o soprattutto di una scuola che non è in grado di formare gli artigiani di oggi. Di questo e altro ancora abbiamo parlato con Guido Savio, Amministratore Delegato della Savio Firmino, un’importante azienda che opera nel settore degli arredi per interni con una spiccata vocazione artigianale. I loro prodotti sono vere e proprie opere d’arte, come sculture in legno. E con lui abbiamo avuto la conferma che per fare bene il proprio lavoro servono passione, sacrificio e tanta preparazione che la scuola, a volte, non è in grado di fornire ma le aziende si. Per dirla con Guido Savio “Per imparare, ancora oggi, si deve andare a bottega”.

 

Mi racconta la sua storia: come è arrivato alla sua professione e perché?

È molto semplice: sono figlio di mio padre, valente intagliatore in legno, che aveva una piccolissima azienda artigiana. Ho cominciato a lavorare con lui a 14 anni, cioè appena finite le scuole medie, lavoravo e studiavo. Mi sono iscritto a Firenze all’Istituto Statale d’Arte, un’ottima scuola che mi ha dato una formazione eccezionale, ma mi permetteva anche molta libertà. Data l’ottima formazione delle scuole medie di anni fa, potevo permettermi di seguire soprattutto le materie artistiche, che erano quelle che mi interessavano di più. Dopo essermi diplomato, all’età di 18 anni, sono entrato a lavorare con mio padre, a pieno titolo e tre anni dopo, mentre svolgevo il servizio militare, mio padre è venuto a mancare, così mi sono trovato a ventun anni ad occuparmi dell’azienda. La molla che mi ha spinto e ancora mi spinge è il piacere di creare qualcosa. Il mio lavoro mi è sempre piaciuto tantissimo all’inizio e mi piace tuttora, perché, pur dando tante preoccupazioni, dà anche grandissime soddisfazioni. È creativo, e consente di vedere cosa si riesce a realizzare artigianalmente.

enda l’artigianalità ha un ruolo molto importante

Certo! Io ho studiato tutto, ma particolarmente scultura e scultura in legno. Sarei un bravo artigiano, anche se ho sempre esercitato la funzione di imprenditore.
I prototipi, ad esempio, per lunghissimo tempo e fino a poco fa, li facevo io manualmente. È una grande passione.

Una domanda legata il momento che stiamo vivendo, che periodo sta passando il suo settore specifico?

Il settore sta passando un periodo molto brutto, ma la crisi non è dovuta solo al COVID, perché era già in atto prima, è da tanto tempo che l’impresa è osteggiata e a questo si somma una periodica crisi della tipologia di mobili che noi facciamo. Adesso va molto di moda il mobile moderno, contemporaneo e meno il classico e questo ha portato alla chiusura anche di diverse aziende del settore. Il Covid non ha migliorato le cose, perché noi lavoriamo soprattutto per l’estero e il fatto di non poter viaggiare è un ostacolo importante, anche se, per fortuna, i nostri clienti continuano a inviarci gli ordini anche se non ci andiamo di persona.

Che consigli darebbe ai giovani che desiderino iniziare a lavorare in questo ambito?

Non è facile perché non abbiamo una scuola che aiuta e, storicamente parlando, la professione si basava sull’apprendistato, i giovani andavano a bottega a imparare il mestiere. Adesso questo non esiste più e la scuola, contemporaneamente, ha cessato di insegnare. Per fortuna, ci sono le nuove tecnologie per cui anche senza saper scolpire materialmente si arriva a fare scultura lo stesso.

Stiamo perdendo una grande professionalità o no?

Certamente, però da un certo punto in poi la scuola ha insegnato ai ragazzi che il lavoro manuale era degradante, non che era duro o altro, era degradante, allora è ovvio che i ragazzi ora non sappiano fare niente manualmente. Questo è un problema, tutto il Made in Italy è basato sulle capacità degli artigiani, comunque, ripeto, con le nuove tecnologie e i disegni computerizzati il settore non finirà. Oggi dobbiamo essere tutti digitali, altrimenti è difficile andare avanti, faccio qualcosa di digitale anch’io a ottant’anni!

Ci sono scuole che insegnano?

Non la materia specifica, quindi devono imparare i programmi e rivolgersi alle aziende. In sostanza, per imparare si deve, ancora oggi, andare a bottega.

Comunicazione QJ