Questa settimana abbiamo dialogato con Leonardo Volpi, Responsabile Sviluppo Progetti e Prototipi di Edra, azienda toscana, nota in tutto il mondo per la produzione di divani e poltrone di altissima qualità. Prodotti innovativi che hanno il pregio di unire tradizione artistica, ricerca tecnologica, alta sapienza manuale e materiali di elevatissimo pregio. Del lavoro Leonardo Volpi ha una visione piuttosto romantica: il senso della condivisione e collaborazione per un fine comune è quello che ha mosso le sue scelte. E per i giovani il consiglio: “fare le cose per se stessi e non per gli altri”.
Come è arrivato a fare il suo lavoro e qual è la molla che tuttora la spinge?
Un percorso professionale a ritroso il mio, prima con uno studio mio personale, sposando un’azienda poi.
Mi piace ricordare che negli anni ’80 per aprire un proprio studio “bastava” un minimo di incoscienza e pochi soldi per organizzare l’agognato locale e farsi spazio tra le occasioni di lavoro; c’erano meno pratiche burocratiche. Tutto era più facile anche grazie a certi imprenditori che vedevano nelle figure giovanili prospettive di novità oltre che di risparmio in termini economici.
Un lungo periodo di svariate collaborazioni con aziende di vari settori, progetti di design, grafica e comunicazione fino a quando la vicinanza sempre più persistente e costante con Edra ha fatto sì che l’incarico di gestore del progetto assumesse sempre più importanza e valenza tra le esigenze della azienda e mi fu chiesto di assumere questo ruolo in maniera continuativa.
Una scelta che apre una strada fatta sì di compromessi, ma soprattutto di gioco di squadra ovvero di apporti, stimoli e competenze che si incrociano e confluiscono in prospettive e progetti comuni. Del lavoro ho una visione piuttosto romantica, il senso della condivisione e collaborazione per un fine comune è quello che ha mosso le mie scelte.
La molla che mi spinge o il canapo che mi tiene, è rappresentato da un’ambizione personale. “Dimostrare per dimostrarsi” è la definizione che do al mio lavoro ovvero quello di “tradurre esigenze in specifiche”, detto così sembra molto fredda ma in realtà, e aggiungo spesso, le soluzioni arrivano da un apporto “creativo” al sistema produttivo.
Ho una fortuna che è quella di dialogare con interlocutori che offrono una visione, prima di un progetto, una sorta di viaggio immaginario nel quale, alla fine, molti hanno messo qualcosa.
Le competenze, mettere in forma un’idea, visualizzarla, prototiparla e portarla a prodotto, stanno diventando sempre più interdisciplinari perché il valore di un prodotto si misura con sempre più aspetti ovvero i comportamenti sociali e della persona, le prestazioni, la manutenzione, la durata del prodotto, la modalità di distribuzione e così via.
Come ha vissuto e sta vivendo il momento attuale?
Come fosse un periodo di convalescenza, nel quale sai che devi fare a meno di molte cose, luoghi e persone prima di rimetterti. Dal punto di vista professionale il caso ha voluto ( e tocco ferro!! ) di averlo vissuto in assenza di sospensioni o impedimenti, solo restrizioni di natura preventiva. Lo smart working, anche se preferisco chiamarlo lavoro da casa, nel mio caso è risultato poco produttivo e prossimo alla inattività in quanto il confronto pratico e visivo con le varie fasi è fondamentale.
Il mercato del suo settore come sta reagendo alla pandemia?
Dal punto di vista commerciale la mia valutazione risulterebbe molto sommaria, preferisco estraniarmi dalla pratica dei numeri, ma posso banalmente esprimere che la Edra dimostra radici profonde e non risente troppo di questa pandemia. Certamente deve adeguarsi e fare sua la serie di restrizioni e attenzioni che rendono tutto meno scorrevole, più articolato e complesso.
Che consigli darebbe ai giovani che desiderino entrare a far parte del mondo del lavoro nel suo settore?
I consigli sono dettati dalla serie di casualità personali…ma ci provo. Un consiglio? quello che spesso do ai miei figli, ancora studenti, ovvero di “fare le cose per loro stessi e non per gli altri”. Può sembrare un approccio egoistico, in realtà nello studio o nel lavoro il fine è l’accrescimento personale e non il raggiungimento della soddisfazione del professore o del datore del lavoro. Così la crescita diventa cosa quasi certa e appagante. Ad un giovane, aggiungo che i propri errori, se valutati, sono materia di esperienza più di una serie di consigli.