Il nostro modo di comprare, con la pandemia in corso, è molto cambiato. Sono cambiate le modalità di acquisto e i prodotti che acquistiamo. Ne parliamo con Anna Zinola che sul tema ha scritto un libro: “Io compro a casa” edito da GueriniNext. L’autrice, che insegna all’Università Cattolica di Milano e scrive per il Corriere della Sera, non è nuova a questi temi. Nel 2018 ha pubblicato “La rivoluzione nel carrello. Viaggio nei consumi dell’Italia che cambia”. Docente, giornalista e…tennista!
Nel tuo libro, “Io compro a casa”, uscito recentemente, hai affrontato il tema dei consumi durante il lockdown. In che cosa sono cambiati rispetto a prima?
L’epidemia di Covid19 ha profondamente modificato ciò che comperiamo. Se consideriamo la spesa di tutti i giorni, possiamo identificare varie fasi. All’inizio vi è stata una reazione di pancia: di fronte alla diffusione del virus, i consumatori hanno svuotato gli scaffali dei punti vendita e riempito il carrello di caffè, patate, pasta, conserve. Il prolungamento della quarantena ha spinto a ripensare gli acquisti e a mettere in atto nuove strategie. Si è profilata una spesa più attenta in termini di prodotti, così da selezionare referenze effettivamente utili, e più sostanziosa in termini di quantità, così da evitare di tornare varie volte in negozio. Con la fine del lockdown e il progressivo ritorno alla normalità, sebbene sia una nuova normalità, sono diminuiti i consumi di farina, uova e tinture per i capelli, che avevano caratterizzato il periodo “autarchico” del lockdown. In parallelo sono aumentati gli acquisti di prodotti che “parlano” il linguaggio della socialità e dell’autogratificazione (come il make up per gli occhi).
Tu parli di lusso e della contrazione che ha avuto e che, probabilmente, avrà nel futuro. Che cosa prevede, realisticamente, per questo settore?
Il lusso ha sofferto e continuerà a soffrire. Si stima per il 2020 una contrazione, a livello globale, tra il 22% e il 25%, pari a una flessione tra i 60 e i 70 miliardi di euro, con un impatto sulla redditività più che proporzionale. E, stante la situazione, è difficile ipotizzare quando si tornerà ai livelli preCovid19. Il segno negativo coinvolge tutte le categorie merceologiche. Il più colpito è il così detto hard luxury, che comprende i gioielli e gli orologi. Si tratta di prodotti difficili da comperare online. Tradizionalmente sono acquistati in negozio attraverso un rituale molto sentito dai consumatori Sono, inoltre, referenze che risentono della mancanza di acquisti da parte dei turisti. Pelletteria e cosmesi, invece, soffrono meno perché possono beneficiare maggiormente degli acquisti online e comportano un investimento medio più limitato.
Quale futuro vedi per il mondo dei consumi?
Vedo grandi cambiamenti in atto. I consumatori sono più attenti a ciò che acquistano sia perché il loro potere di acquisto si è ridotto (il Covid19 ha provocato una crisi economica i cui effetti perdureranno a lungo) sia perché sono consapevoli di avere già gli armadi e le case piene di prodotti che non utilizzano. Non solo: prestano maggiore attenzione ad aspetti quali le caratteristiche della filiera, l’approccio più o meno sostenibile, il luogo di produzione. In termini di distribuzione, è prevedibile l’ulteriore rafforzamento dell’on line, che – durante i mesi del lockdown – ha fatto un balzo in avanti enorme. I clienti di shop digitali in Italia sono triplicati. Nei primi 6 mesi dell’anno gli e-shopper sono stati oltre 2 milioni, contro i 700mila relativi allo stesso periodo del 2019.
Parlando di te: come hai vissuto il lockdown? Quali nuove esperienze hai fatto? Cosa ti è mancato di più?
È stato un periodo complicato, come per tutti. Ciò che mi è maggiormente pesato è stata la mancanza di libertà, a partire dalle piccole cose, come uscire per bere un caffè o fare una passeggiata. Mi è mancato moltissimo l’aspetto relazionale: incontrare gli amici, vedere i colleghi, gli studenti. Ma ciò che mi è mancato più di tutto è stato il tennis! Non poter giocare a tennis per due mesi è stata – anche se può far sorridere – una sofferenza. D’altra parte il periodo del lockdown mi ha dato la possibilità di riflettere su molti aspetti della mia vita, di mettere a fuoco le priorità e di capire ciò di cui ho davvero bisogno.