Quando viaggio nei paesi alpini rimango sempre piacevolmente impressionata dalla cura di ciò che c’è.
Quell’attitudine ad aggiustare, ridipingere, riparare tipica di chi, nato e cresciuto a stretto contatto con la natura, ne conosce molto bene le regole e le mette in pratica nell’agire di tutti i giorni. Tutto può essere migliorato e adattato alle nuove esigenze senza la necessità di sprecare valore. Il mondo delle risorse umane si sta evolvendo in questa direzione.
cos’è dunque il Quiet Hiring?
Il Quiet Hiring è una strategia che punta a potenziare il capitale umano di un’azienda senza necessariamente ricorrere a nuove assunzioni. Al centro di questa pratica c’è l’idea di massimizzare le risorse già disponibili, valorizzando i talenti interni attraverso upskilling, reskilling e job rotation, ma può includere anche l’utilizzo di collaborazioni esterne temporanee per soddisfare esigenze specifiche.
Non si tratta di un approccio di emergenza, ma di una visione strategica che mira a ottimizzare i processi aziendali, riducendo i costi e incrementando la flessibilità.
Perché proprio oggi è così rilevante?
Le difficoltà economiche e l’incertezza del mercato del lavoro hanno reso più complessa la gestione delle risorse umane. Alcuni dei principali fattori che spingono le aziende verso il Quiet Hiring includono:
- Crescente pressione sui costi: le assunzioni tradizionali richiedono risorse significative, dalla selezione al training. Investire nei talenti già presenti può essere più economico ed efficace.
- Carenza di competenze chiave: si parla spesso di quanto alcuni settori, come la tecnologia e la gestione dei dati, soffrano di una carenza cronica di talenti qualificati. La formazione interna permette di colmare questi gap senza dipendere esclusivamente dal mercato esterno.
- Esigenza di maggiore flessibilità: Il Quiet Hiring consente alle aziende di rispondere rapidamente ai cambiamenti, riallocando risorse interne o utilizzando collaborazioni temporanee per affrontare progetti specifici.
Come attuarlo?
Implementare una strategia di Quiet Hiring richiede pianificazione e una gestione HR attenta. Ecco alcuni passi fondamentali:
- Analisi delle competenze: identificare le lacune presenti in azienda e i potenziali talenti interni che potrebbero essere formati o riallocati.
- Piani di upskilling e reskilling: offrire programmi di formazione personalizzati per aiutare i dipendenti a sviluppare nuove competenze.
- Job rotation: promuovere la mobilità interna per stimolare la crescita professionale e mantenere alto il livello di motivazione.
- Collaborazioni esterne mirate: quando necessario, integrare competenze specifiche attraverso collaborazioni temporanee o freelance per affrontare esigenze immediate.
I vantaggi
Questa strategia offre numerosi benefici sia alle aziende che ai dipendenti:
- Per le aziende:
- Riduzione dei costi di selezione e dei processi di onboarding.
- Maggiore flessibilità nella gestione delle risorse.
- Fidelizzazione dei talenti attraverso opportunità di crescita interna.
- Per i dipendenti:
- Sviluppo continuo delle competenze.
- Maggiori opportunità di carriera senza dover cambiare azienda.
- Senso di appartenenza e coinvolgimento.
Per attuarlo al meglio
Come ogni strategia, il Quiet Hiring presenta anche alcune criticità. Per funzionare al meglio, richiede:
- Una comunicazione trasparente con i dipendenti per evitare percezioni di sovraccarico o sfruttamento.
- Una cultura aziendale che valorizzi il talento interno e riconosca il contributo dei dipendenti.
- Un investimento iniziale nella formazione e nello sviluppo delle competenze.
Conclusione
In un panorama lavorativo sempre più dinamico e competitivo, il Quiet Hiring rappresenta un’opportunità unica per le aziende di ottimizzare le proprie risorse e affrontare le sfide del futuro. Per i professionisti HR, è il momento di abbracciare questa tendenza e trasformarla in un vantaggio competitivo.